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Giorno dopo giorno percorre la strada irta e amara del rifiuto; intorno nulla può darle conforto; il suo spirito è continuamente spronato a non conformarsi alle parole: «Siete nel mondo, ma non di esso».
Con umile coraggio e semplice operosità offre il suo martirio ordinario e «straordinario» all’Amore non amato, Gesù, che l’ha cresciuta nella logica della dottrina della libertà interiore, nemica del compromesso.
Chi le sta accanto, dice tranquillamente che Debora conosce fasi della sua vita futura, ma le custodisce con estrema discrezione e cautela. Mediante la Sapienza Rivelata del Dio Vivente possiamo intravedere qualche sfumatura circa la sua missione. Gesù Stesso le profetizza fin dall’inizio che il suo infaticabile ministero non sarà compreso durante la sua esistenza terrena.
La giovane non si pente d’aver scelto di vivere come una condannata. Ella ha interiorizzato la sofferenza di Gesù e gli ha offerto tutto: volontà, obbedienza, fedeltà, generosità. La risposta di Gesù e Maria la deduciamo da come l’hanno sostenuta con il loro amore e forza, istruendola, preannunciandole i momenti più duri, soccorrendola nelle cadute e offrendole riparo dalle fiere maligne che la inseguono. Il suo intimo soffrire è un mistero imperscrutabile! Grande beatitudine le verrà offerta dal Cuore di Gesù al termine della sua vita! Della sua offerta beneficeranno anche i suoi più vicini, che l’hanno tradita e disprezzata.
La sua preziosa collaborazione, perché il mondo sia sommerso nell’amore della Misericordia Divina, non avrà eredi tanto degni.
Gesù dice: «La tua vita per Me sarà preziosa, ma il mondo considererà il Mio Messaggio in te pura follia! Piccola, non avere paura: Io non giudicherò come gli altri il tuo carattere, le tue inclinazioni, poiché la tua generosità estinguerà dal Mio Cuore le mancanze. Hai il carattere costruito nell’avventura di un’esistenza non sempre felice. Io solo sono lo Spirito che modella: a Me il Giudizio, a Me soltanto si dia la libertà di operare a che l’anima sia irreprensibile per la perfezione della Mia Autorità».(7.3.1998)